Perché la sessione ITE sul turismo? Le crescenti violazioni dei diritti umani dovute all'eccesso di turismo
Malgrado i problemi causati da crisi globale, guerre e terrorismo, i turisti viaggiatori sono saliti a 1.235 miliardi nel 2016, con una crescente pressione sulle comunità, in particole in Sud America, Africa e Asia, senza diminuire la sua presa in Europa e in Nord America. Lo sviluppo del turismo, nelle sue tante forme, è una crescente causa di sfratti forzosi perché, con il pretesto di popolarizzare gli scambi e il godimento del mondo, il turismo sta trasformando città e territori in merci e i loro abitanti in comparse.
Uno degli effetti collaterali più trascurati delle politiche neoliberali sono gli sfratti e gli sgomberi che colpiscono, stima per difetto, più di 70 milioni di persone nel mondo, spesso nascosti dalle istituzioni internazionali nonostante siano fonte di numerose violazioni di diritti umani. Molti sono i fattori che li causano, come la finanziarizzazione e la commercializzazione della terra, i partenariati pubblico-privato, l'impatto delle politiche di austerità, i mega-progetti (tra l'altro, miniere, dighe, aeroporti), lo sviluppo del turismo (tra l'altro, mega-eventi, “disneyficazione”, “museificazione”, trasformazione in zona residenziale per la media borghesia), la guerra (tra l'altro, occupazione straniera, costruzione di basi militari), le politiche post-calamità (tra l'altro, prevenzione rischi, resilienza), i cambi climatici, la discriminazione razziale e/o sessista.
Malgrado i problemi causati da crisi globale, guerre e terrorismo, i turisti viaggiatori sono saliti a 1.235 miliardi nel 2016 [1] , con una crescente pressione sulle comunità, in particole in Sud America, Africa e Asia, senza diminuire la sua presa in Europa e in Nord America. Lo sviluppo del turismo, nelle sue tante forme, è una crescente causa di sfratti forzosi perché, con il pretesto di popolarizzare gli scambi e il godimento del mondo, il turismo sta trasformando città e territori in merci e i loro abitanti in comparse.
La UN World Tourism Organization sostiene che lo sviluppo del turismo promuove la crescita economica e crea lavoro nel territorio. Tuttavia, la UNWTO non considera i molteplici rischi per le comunità locali. C’è un grande e crescente numero di esempi che mostrano come lo sviluppo del turismo può portare a esproprioe sfratti di comunità locali, che colpiscono particolarmente donne, indigeni e/o persone emarginate.
C’è un grande e crescente numero di esempi che indicano che lo sviluppo di turismo può provocare l'evacuazione di intere comunità ed alla distruzione dell'ambiente per infrastrutture per promuovere la mobilità (porti, aeroporti, strade), o allo sfratto di popolazioni autoctone dalle foreste col pretesto della conservazione dell'ambiente, o della costa o dei villaggi a rischio, che sono costretti alla trasformazione per un turismo “resiliente”, supposto come il meglio per affrontare i disastri naturali. Senza dimenticare l'accelerazione della gentrificazione delle città attraverso la loro graduale trasformazione in musei o parchi di divertimento a tema all'aperto. Non ultimo, il fenomeno degli affitti temporanei per turismo in case private (ad esempio AirBnB) che, con il pretesto di ridurre i prezzi degli alberghi formali e i problemi della riqualificazione immobliare nei centri storici, spinge verso l'alto i costi degli affitti e rende più precaria la vita degli abitanti.
Questa situazione è considerata solo parzialmente dalle autorità, che spesso sfruttano il proprio territorio prioritariamente per promuovere il turismo, visto come un motore di sviluppo e di reddito per curare i deficit di bilancio, trascurando i diritti umani causati dagli sfratti.
Perciò, data la gravità del fenomeno, la crescente domanda di un intervento specifico identificato durante la 5a sessione ITE e diverse Campagne Sfratti Zero, abbiamo deciso di focalizzare la Sessione ITE 2017 sugli sfratti causati dal turismo, poiché questo è l’Anno internazionale del Turismo Sostenibile per lo Sviluppo )
[1] World Tourism Barometer (UNWTO, n. 15, January 2017)